Chiesa di san Giuseppe, il Paliotto - Il Campanile Enna

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Chiesa di san Giuseppe, il Paliotto

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Il paliotto
del Santuario
di San Giuseppe


Silvana Virlinzi,
"Il paliotto del santuario di San Giuseppe"
da "Museo diffuso ennese, itinerari artistico-didattici"
Sovrintentenza per i beni culturali ed ambientali Enna, 2003.
Foto Paolo Mingrino

Il paliotto del Santuario di San Giuseppe, già chiesa del monastero di San Benedetto, si presenta all'osservatore come un vero e proprio palcoscenico in argento. Un boccascena ad architrave superiore e mensole laterali lo incornicia, racchiudendone la composizione, che si articola attorno ad un tempietto centrale a pianta esagonale con sei colonne tortili dai capitelli corinzi, poggiate su plinti parallelepipedi e sorreggenti una cupolina a spicchi.

Al centro del tempietto troneggia la scultura anch'essa in argento di S. Gregorio Magno, mentre ai lati del boccascena due sculture femminili in primo piano rappresentano due virtù teologali, la Fede e la Carità.

San Gregorio Magno

La Carità

La Fede



Lateralmente al tempietto delle piccole costruzioni,
organizzate secondo precise linee prospettiche,
fanno da quinta all'impianto scenografico
e contribuiscono a dare profondità al palcoscenico
e ad evidenziare la centralità e la simmetria della composizione.
Anche questi edifici laterali sono concepiti come tempietti classici
con due colonne frontali dai capitelli ionici,
sormontate da architrave e da un timpano
alternativamente triangolare ed a segmento circolare.
Nella ricerca della profondità prospettica
bisogna dare giusta rilevanza alla pavimentazione romboidale
del palcoscenico che segue le linee prospettiche delle loggette quinta.




Al centro del boccascena un'iscrizione inserita in un cartiglio riporta:
"Divo Benedicto Magno Magni Benedectini Ordinis Architecto"
(A San Benedetto Magno Fondatore del Grande Ordine Benedettino)
confermando così la profonda devozione delle Benedettine
al Fondatore del loro Ordine.

Il paliotto contiene nelle iscrizioni e nei marchi punzonati nell'argento tutte le notizie relative alla committenza, alla data di realizzazione e agli autori dell'opera.
Sul bordo inferiore viene riportato:
"Si è fabbricato il presente antealtare sotto il governo della reverendissima abbadessa Soro Maria Celestri Grimaldi- Anno Dom. 1768 Architetto il Gigante da Trapani".
Il marchio SM63 si riferisce al "console" (carica degli argentieri) Salvatore Martinez, mentre il marchio AN rappresenta le iniziali di Agostino Natoli, che siglò probabilmente l'opera dopo la morte del padre Vincenzo.


Il paliotto del santuario di S.Giuseppe è nel suo genere uno dei più fastosi esempi di "palcoscenico" in argento; opera "paradossale", come afferma Maria Accascina, dove si assommano la matura esperienza di scenografia teatrale dell'architetto Andrea Gigante, la valida esperienza dello scultore Francesco Martinez e la grande maestria e straordinaria raffinatezza tecnica dell'argentiere Vincenzo Natoli.

E' opportuno ricordare altri due paliotti in argento presenti ad Enna, quello della Chiesa Madre (1706), oggi conservato al Museo Alessi raffigurante la visita di Maria a Santa Elisabetta, e quello del Santuario di Papardura (1742), dove è rappresentato un portico in cui sono inserite scene della Passione di Cristo.



Paliotto del santuario di Papardura

In questo, invece, l'organizzazione spaziale richiama le famose piazze di Raffaello (Sposalizio della Vergine) e del Perugino (Consegna delle Chiavi) ribadendo nell'uso del tempio a pianta centrale dei precisi significati ideologici, esprimenti la fedeltà dell'Ordine delle Suore Benedettine al papato, considerato che all'interno del tempietto centrale troneggia la figura di Papa Gregorio Magno, e le finalità dcll'Ordine religioso, a cui fanno riferimento le due virtù teologali della Fede (con in mano una croce) e della Carità (con in braccio e accanto figure di bimbi).


Raffaello (Sposalizio della Vergine)  

Perugino (Consegna delle Chiavi)











E' ben evidente, in quest'opera, il trapasso del Gigante dal tardo barocco al neoclassico, soprattutto nella formazione delle edicole laterali, "i cui frontoni alternati ora a timpano rotto ora a segmento circolare, da un lato sembrano rifarsi alla scena classica", ma dall'altro restano legati al gusto barocco.
Tutto ciò è confermato dalla coesistenza di linee rette e curve, dalla presenza delle colonnine tortili e dall'alternanza degli ordini ionico e corinzio, per cui questo insieme di elementi rende mosso e variato il piccolo palcoscenico.
Anche se la visione preferenziale è quella centrale, data la simmetria del palcoscenico rispetto ad un asse verticale, bisogna osservare l'altare da un punto di vista angolare per apprezzare ulteriormente la profondità scenica delle loggette - quinta, che si prolungano oltre la piazza in vicoli laterali.





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