Il castello di Pietratagliata - Il Campanile Enna

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Il castello di Pietratagliata

Storia di Enna

La copertina dell'elenco telefonico 2009/2010 riporta la foto del Castello di Gresti o Pietratagliata.


La foto raffigura lo scenario unico in cui è posizionato il castello, che pur essendo a pochi km da Enna, in territorio di Aidone, è da pochi conosciuto e pur troppo in stato di degrqado e abbandono.




In questo post la descrizione del Castello,
dal libro di Davide Pirrera
"I Castelli medievali in provincia di Enna"



Il Castello dei Gresti o di Pietratagliata si trova in territorio di Aidone, appunto in contrada Gresti, quasi al centro del triangolo che unisce Aidone, Valguarnera e Raddusa. La sua condizione attuale è quella di rudere se pur ben leggibile nelle forme, che sono costituite principalmente di una poderosa torre piena e di una serie di stanze ingrottate. La sua origine non è ben definita, le prime notizie storiche documentabili risalgono al XIV secolo. I ruderi del castello sono tuttora di proprietà privata e da molti decenni lasciati all'incuria e all'abbandono.
Il castello sorge su un'elevata cresta rocciosa di natura arenitica, che per due km, in direzione NE-SO, affiora nella vallata del Gornalunga. Nella parte centrale, lo sperone più alto, posto a cavallo del torrente Canne o Gresti a cui fa da diga naturale, è stato utilizzato dall'uomo per la sua posizione strategica come postazione di controllo e difesa. Infatti il castello costituisce un avamposto o una fortezza di avvistamento per il controllo di un vasto territorio, connotato dalle importanti vie di comunicazioni che dalla costa orientale (Catania, Siracusa, Lentini, Naxos...)si addentravano verso il centro della Sicilia dominato da insediamenti quali Morgantina, Enna, Agira. Il Castello con qualche difficoltà è raggiungibile da Aidone percorrendo la SS 288, in direzione Catania, per circa 15 km, oppure da Raddusa.

(fonte Wikipedia)

Il Castello è conosciuto con entrambi i nomi. La denominazione Pietratagliata, che si riferisce certamente alla presenza degli ambienti tagliati nella roccia, è già testimoniata nei documenti in epoca medievale, quando viene citato il feudo di Fessinia o di Pietratagliata. La tradizione popolare lo conosce con il nome castello dei Gresti (in dialetto: u castedd' î Grest), probabilmente per la sua vicinanza con il Cozzo dei Gresti, un modesto rilievo sul quale in età greco-romana era sorto un insediamento, testimoniato dai numerossissimi cocci ceramici emergenti, che diedero appunto il nome al sito (cocci, in dialetto "gresti").
Per la posizione strategica è indubbio che il sito sia stato abitato fin dai tempi più remoti; la struttura esistente è certamente di epoca arabo-normanna, ma nei documenti appare per la prima volta nel 1374, quando il feudo ed il fortilizio di Pietratagliata viene assegnato da Federico III di Sicilia, con un privilegio, a Perronus de Iuenio (Gioeni). Fino al 1512 Giovanni Luca Barberi, nei suoi Capibrevi ne conferma l'appartenenza alla famiglia Gioeni, già concessionaria della terra di Aidone e dei feudi circostanti
. (fonte Wikipedia)

In seguito passò a vari proprietari tra cui il barone Caprini che nel 1668 fece incidere sull'architrave di una finestra ogivale, su una lastra di marmo, un'epigrafe in latino. Non c'è traccia oggi dell'epigrafe, ne conosciamo il testo per opera del Magno. Questo il testo dell'epigrafe, una dedica del Caprini ad un suo giovane successore, forse il figlio, a cui lascia questi terreni fertili e ricchi, ma arsi dal sole e privi delle delizie del giardino delle Esperidi:


"A Dio Ottimo Massimo o giovinetto, al quale queste cose appartengono per diritto (di discendenza) di Giacomo Caprini, il quale ne è il barone e qui risplende col suo antico stemma, ti avanza. Tu godrai non dell'orto delle Esperidi, ma dei feudi, del pingue armento di lui e del gregge pascolante. Felice te, o giovinetto, che ti pasci di aura celeste nella casa del grande eroe piena di abbondanza. Anno del Signore 1668".

Castello di Gresti (Castrum Petretagliate)
di Davide Pirrerra Rosso di Cerami


Il castello, raggiungibile da Aidone, lungo la strada che collega il comune ai paesi di Raddusa (CT) e Valguarnera, rientra come localizzazione storica in Val di Noto e fa parte dell'attuale comune di Aidone.



Si può ipotizzare il sito come "importante luogo – forte a vedetta della strada che collegava la vicina Morgantina ad Enna, attraverso Raddusa e Valguarnera". Il sito, in tempi antichissimi, era una rocca attorno alla quale si sviluppava un piccolo abitato, in seguito scomparso, e la presenza dei greci, romani e arabi è testimoniata dal ritrovamento nei pressi di numerose monete delle varie epoche.



Il castello si trova nella valle del fiume Gornalunga: proprio al centro della formazione rocciosa su cui si erge la fortificazione, ed in corrispondenza dell'alveo, si forma un laghetto di acque perenni e profonde. "La presenza del laghetto è legata ad un'antica frequentazione del luogo, dove si possono rintracciare cocci greci e romani ''.



La costruzione è unica nel suo genere in quanto la torre rettangolare, alta 36 m, è quasi interamente scavata nella roccia sottostante. Il castello si erge solitario sulla gigantesca rupe, costituita da un banco di arenaria, posto sul bordo del vallone del tor¬rente Gresti, affluente del Gornalunga.
Il nome di Pietratagliata deriva dal potente bastione roccioso che sbarrava il fondo del vallone. L'erosione delle acque del Gresti tagliò successivamente il bastione in due tronconi, uno dei quali, l'orientale, è occupato dal fortilizio. Il castello attualmente è in completo stato di abbandono ed è parzialmente utilizzato come stalla dai pastori della zona.



La torre è in buone condizioni statiche; al piano terreno vi sono locali adibiti a stalle o magazzini risalenti al XVII sec. e delle stanze con un'enorme grotta scavata nella roccia.
Più che un castello, la costruzione potrebbe avere avuto la funzione di un ben dis¬posto corpo di guardia, a controllo del valico. "Databile tra i sec. XII e XIII, la torre non contiene alcun ambiente interno ed è costituita da una struttura piena. All'esterno è stata realizzata una scala elicoidale, atta a raggiungere il terrazzo di copertura, il che fa pensare che servisse da faro per segnalare i movimenti di milizie nemiche” , dunque torre di avvistamento e ripetizione  di segnali ottici.



Nel 1300 fu assegnato dalla Corona a Prandino Capizzzana, pervenne poi ai Gioieni,signori di Aidone, passando in seguito a numerosi altri feudatari. Fino al 1358 è testimoniata l’esistenza del fortilizio consistente nella torre quadra e negli ambienti ipogei, scavati  nella rupe su cui è costruita la stessa torre.
La costruzione degli ambienti in muratura dal lato sud del torrione e delle abitazioni rurali  al piano campagna risale al sec. XVII. Attualmente il proprietario è il barone Ignazio La Lumia di Licata.
La costruzione è sottoposta a vincoli: L. 1089/1939.




a massiccia conformazione rocciosa, su cui è abbarbicata la fortificazione, quasi sicuramente  poggia su strati argillosi impermeabili, considerando la formazione del laghetto sottostante, il quale mantiene le sue acque anche durante le estati più torride. Anche se nel corpo del castello non sono evidenti strutture risalenti ad epoca greca o romana, probabilmente il sito ebbe alta valenza strategica nelle varie epoche storiche, per il controllo del territorio. Sono chiaramente individuabili, esaminando l'intero complesso tre tipi di strutture architettoniche: diversi ambienti ipogei, alla base del versante orientale della formazione rocciosa e nella parte alta, sul versante occidentale; il fortilizio medievale che, con la torre e altri ambienti ha inglobato tali strutture ipogee e diversi ambienti destinati a magazzini o abitazioni risalenti al sec. XVII.




Si arriva alla porta del castello tramite una piccola e tortuosa stradina intagliata nella roccia, la quale a destra e delimitata dal massiccio roccioso e dalla torre, e a sinistra da un piccolo muro. Vi sono tracce di gradini intagliati sulla roccia. Superato il portale, dopo avere attraversato un corridoio, si arriva ad una loggia aperta, sempre ricavata dall'intaglio della stessa lupe, che controlla visivamente il burrone dal lato est. Si arriva ad una grande struttura ipogea artificiale, la cui pianta è rettangolare e sono evidenti sul soffitto tracce di scalpellatura. Ad occidente una finestra permette di controllare il vallone sottostante.
Accanto alla porta del castello, come sopra accennato, vi sono tracce di una ripida scala che portava al livello superiore, su cui sono affiancate le strutture in muratura del fortilizio.
Sono composte da un elevato e grande torrione a pianta quadra e da una struttura edilizia formata da due piani composti da due ambienti per piano.



La torre è alta m 36 e la sue basi poggiano direttamente sulla roccia che, avendo subito dal lato sud un'imponente opera di taglio a causa dell'erosione delle acque, ha come una scarpatura naturale e la torre, di conseguenza, scarica il suo peso direttamen¬te sul basamento roccioso.
La particolarità della torre è quella di non avere spazi interni; una scala elicoidale esterna, alloggiata in un vano cilindrico, permetteva di raggiungere il terrazzo. Probabilmente gli ambienti costruiti alla base erano i veri e propri spazi abitativi.




La lettura della pianta del primo livello è resa difficoltosa dall'accumulo dei detriti precipitati nel crollo della parte sud est della torre, i quali hanno anche  distrutto tutto il prospetto nord dell'edificio "ove doveva essere collocata la porta di accesso alla zona sommatale del castello"; Il primo piano (secondo livello) doveva avere funzione di ingresso e rappresentanza. Una finestra con panchette contrapposte in muratura permette di dominare il panorama circostante.




L'accesso al secondo piano (terzo livello) era possibile tramite una scala intagliata nella roccia. Un corridoio ligneo è testimoniato dagli incassi che alloggiavano i travetti; nicchie per le lucerne delimitavano la prima rampa di scale al cui termine un breve corridoio dà accesso ai vani in caverna. In un ambiente di notevoli dimensioni è presente una volta a cupoletta e un portale di accesso scolpito in lava, con piastrini laterali decorati da motivi ornamentali e nell'architrave la rappresentazione di un volto (pro-babilmente uno dei possessori del castello).



Al terzo piano (quarto livello) vi sono diversi ambienti di difficile interpretazione. per l'accumularsi dei crolli. In vetta, accanto ad un massiccio basamento, si nota la bocca di una profonda cisterna, sormontata da due piastrini raccordati da una voltina ad arco.
Per quanto riguarda la torre, essa dimostra una particolare cura ingegneristica nella fondazione e nella struttura. Il piano di fondazione è realizzato con un accurato livellamento della roccia. La torre appare sorretta da una struttura tronco-piramidale. Gli spigoli sono caratterizzati da massicci blocchi di pietra ben squadrati e incastrati; la struttura è piena. Si accedeva alla torre mediante una scala a chiocciola"'.
Secondo gli studi del Tomarchio "l'edificazione dell'attuale struttura del castello, che contempla la torre e il complesso di ambienti che hanno inglobato anche i preesistenti vani scavati nella roccia e ubicati sulla sommità della rupe, risale con molta probabilità al periodo arabo-normanno".


veduta della valle del Gornalunga, da qui si vigilava a difesa di Enna


A tale proposito mancano documentazioni storiche; Il sito è nominato come castrum dal 1358. Riferibile all'epoca normanna è probabilmente la struttura a pianta quadra della torre, punto di controllo viario del feudo, tramite anche l'utilizzo di informazione a ripetizione ottica. Questa esigenza era data anche dalla particolare posizione del sito, che permetteva il controllo dell'estesissimo territorio del feudo, avvalendosi soprattutto della sua posizione munitissima e inaccessibile, su una lunga cresta rocciosa, che determina Io sbarramento della valle in cui scorre il torrente.



E' da tenere presente che i ritrovamenti di monete nel sito "riguardano, per quantità, prevalentemente il periodo normanno”.
Esaminando il territorio dell'Ennese, Gresti risulta essere l'unico esempio di torre piena, costruita e impiantata direttamente sulla roccia. A questo proposito si cita quanto affermato dal Maurici: "Il tratto caratterizzante della monarchia e della feudalità normanna è l'originalità e la creatività di cui diedero prova nei secoli tra l 'XI e il XII. Alcune soluzioni costruttiva allora adattate resteranno canoniche, come l'uso di impiantare la torre mastra direttamente sulla roccia e l'inserimento di scale negli spessori murari".
Non risulta che siano state condotte campagne di scavo.

per gentile concessione dell'autore (da Castelli medievali in provincia di Enna, ed. Novagraf 2006)



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