Federico II ad Enna - Il Campanile Enna

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Federico II ad Enna

Storia di Enna

post pubblicato il 10 maggio 2013 - testo tratto da Paolo Vetri, "Storia di Enna" - foto di Federico Emma, "Arrivo di Federico II a Castrogiovanni, rievocazione storica " - settimana Federiciana -  Porta di Janniscuro - 8 maggio 2013 -


Federico II e i suoi soggiorni a Castrogiovanni

Paolo Vetri

Federico, erede di tutte le migliori qualità della sua stirpe, quantunque non alto della persona, è però bello di aspetto ed ha fronte spaziosa e soave espressione di occhi e di bocca. Dotato di vasta mente, prodigiosa memoria, tenacità di propositi; educato tra grandezze, gioie e dispiaceri, è austero e magnifico; ama, promuove scienze ed arti ed onora gli uomini d'ingegno. E' poeta, è prosatore, è astronomo, è poliglotta, è legislatore, è sempre grande. La natura a pochi mortali largisce  tante doti di animo, che, raffinate alla scuola delle avversità, i nati al potere raramente conoscono.


Dai diplomi sciolti in quel giro non si apprende la presenza di Federico in Castrogiovanni; però, interrogata la storia, ne avremo una risposta affermativa. Federico, che si era fitto in testa d'italianizzare l'impero, per risolvere questo problema sociale trovava tre nemici da combattere: l'insolentito spirito baronale; l'energia degli Arabi violentemente repressa dal popolo camuffato al cristianesimo; e, il più molesto di tutti, quel papato che più tardi gli faceva esclamare: «Mi si opponga tutto l'universo, io schiaccerò il capo all'antico serpente», frase ardita più volte soffocata dall'avvedutezza politica, ma dettata dallo sdegno e dalla propria coscienza.

Quindi, per premunirsi contro questi tre elementi che conturbavano la pace dell'isola, da lui prescelta come il centro delle sue operazioni, infrenata la prepotenza baronale, accarezza i popoli e si fortifica nelle città demaniali.



Or, egli, che, per la triste prova del padre, sapeva l'importanza di Castrogiovanni; egli, che pur conosceva che per la sua antica Cerere, per la lunga dimora degli Arabi e pel trasformismo religioso avverato dietro l'occupazione normanna, ivi abitava un popolo abituato nella propria egemonia, che ivi stendevano anco la mano l'aristocrazia ed il papato, dovea di conseguenza visitarla fra le prime. E son sicuro che sin d'allora concepì l'idea di ristorare le torri e le muraglie della sua cittadella ed ampliarla di un altro spiazzo sorvegliato nella sua estremità da due torri, di quello appunto che guarda a ponente, dove non si sale che per una stretta via intagliata, nella viva roccia.

Per le notizie poi raccolte dal Di Gregorio, indi dal principe di Scordia, Pietro Lanza, sappiamo che l'imperatore Federico avea nell'isola dei parchi, luoghi così detti di regale sollazzo; che si dilettava della pesca e della caccia agli uccelli acquatici, e che per soddisfare a questa passione formò nuovo paludoso lago, deviando le acque di San Gusmano, che ha la sorgente nelle falde delle ultime Iblee vicino ad Augusta. Or non lontano da Castrogiovanni distendendosi il verde lago Pergusa, di una superficie di ettari 159, mollemente increspato dalle brezze scendenti già pei colli che lo circondano, abbondante di pesci e popolato di uccelli acquatici, è là che rivolse il suo pensiero, e là, poco lungi, nella soprastante pianura dipendente dall'attuale ex-feudo Carranciara, affiancato da colti e luoghi ricchi di selvaggina, stabilì il parco rammentato dal Lanza e che fece cingere di mura, il quale tuttora ne conserva la denominazione, le opere di escavazione e gli avanzi delle muraglie; perché là, senza sforzare la natura colla potenza del suo genio, senza arrestare il corso delle acque, gli si offrivano riunite tutte le delizie che andava cercando, onde ricrearsi dalle cure del governo e dalle sollecitudini delle guerre.

Queste circostanze storiche ripetute e non contradette, mi autorizzano a ritenere che Federico in quel primo giro visitò Castrogiovanni e che vi ritornò di sovente. Ed invero il parco essendo un luogo di regale sollazzo e non mai di trame guadagno e specularvi come gli altri poteri che pur ritenea, che far ne dovea se non vi passava qualche giorno? Perché erogarvi tante somme onde cingerlo di mura?... Federico, che amava i piaceri, era anco interessato, traeva profitto di tutto, metteva tutto a calcolo; quindi non essendo uomo tale da sprecare danaro inutilmente, mi è stata logica la conseguenza, che la vista incantevole del Pergusa e la cura dei suoi popoli, spesso lo attraevano in Castrogiovanni, ove non prevaleva l'alta aristocrazia, perché scarsa e quasi di solo soggiorno; non inteso il papato perché il cristianesimo vi rappresentava la minoranza; il popolo da lui beneficato, da lui abbagliato collo splendore della corte, da lui affascinato colla soave espressione degli occhi e della bocca, gli si rese fedele, restò attaccato ai suoi destini.



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