Stemma della città di Enna - Il Campanile Enna

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Stemma della città di Enna

Araldica


Maria filia ANNE,  
ENNA filia Marie




Così recita l’anagramma
di padre Giovanni dei  Cappuccini
nello stemma di Enna.

Quale sintetisi delrapporto
tra Enna e la sua Patrona
Maria SS. della Visitazione !

ORIGINI DELLO STEMMA
DELLA CITTA' DI ENNA

"E' lu so'stemma
di biddizza vaga:
casteddu cu li spichi
ntra tri turri"



"Stemma illustrissimo della Città di Enna",
disegnato da padre Giovanni dei Cappuccini  
e pubblicato nel suo manoscritto “Storia di Castrogiovanni”



Ritroviamo le più antiche rappresentazioni dello Stemma di Enna  nel manoscritto del padre Giovanni dei cappuccini (vedi sopra),nel frontespizio del "Libro delle consuetudini" della città (a lato), in un rilievo a stucco nel Duomo e nella chiesa di San Giovanni.


Lo stemma vede una rocca con tre torri, dalla cui sommità escono delle  spighe, inquartata in uno scudo che, come un medaglione si attacca al petto di un’aquila bicipite incoronata.   L’araldica così descrive lo Stemma:  “d'azzurro al castello di 3 torri merlate alla ghibellina, quella di mezzo cimata da tre spighe di frumento, il tutto d'oro. Lo scudo accollato all'aquila bicipite di nero con corona ducale che posa e abbraccia ambo le teste e col volo abbassato di nero, membrata d'oro, linguata di rosso.
Motto: "Urbs Inexpugnabilis Henna".



Il significato delle “armi” in araldica raramente si può storicamente provare, e questo vale anche per lo stemma della nostra città. L'ipotesi più accreditata è che lo stemma risalga all'epoca di Federico II. Riccardo di San Germano, cronista alla Corte di Federico II, ci attesta che l’imperatore concesse il privilegio alla città di fregiarsi del titolo di “Città inespugnabile” nel "Colloquium" convocato a Foggia nel 1240, quando l’imperatore svevo assegnò un titolo particolare ad ogni città parlamentaria del regno.
Nel dì delle Palme del 1240, furono chiamati i tutti i giustizieri a cui fu imposto di portare da ciascuna città due ambasciatori. Tra le città convocate con Palermo, Catania, Messina, figurava Castrogiovanni.  

Secondo Paolo Vetri i segni stessi che concorrono a costituire lo stemma provano la sua origine federiciana: "difatti nel petto dell'aquila si attacca la figura di quella parte della cittadella, precisamente quel muro di fronte, merlato alla ghibellina e colle torri alla estremità come descritto ed aggiuntovi dall'imperatore; quindi con il medesimo blasone , nel rendersi omaggio alla sua antica Cerere per le spighe che nutrite e pingui si staccano dalle sue torri, soddisfa all'orgoglio della cittadinanza e la dichiara riconoscente a colui che la onorava di sua persona, a Federico Svevo".

Al suo parere, da tanti condiviso, si accosta nel 1996 pure Carmelo Severino nel suo volume "Enna, la città al centro" quando ci avverte che lo Stemma di Enna “con molta probabilità deve essere stato definito ai tempi di Federico II di Svevia per la presenza in esso dell’aquila bicipite – che esprime degnamente i suoi topoi caratteristici attraverso simboli in cui la città si identifica: il castello con le torri dell’urbs inexpugnabilis e le spighe del grano del culto di Demetra. “inquartati in uno scudo, che quale medaglione di decorazione si attacca al petto di un’aquila bicipite, coronata dal gran serto imperiale che posa ed abbraccia ambo le teste”, esaltati, cioè, dalla grandezza imperiale, rappresentata dall’aquila con due teste coronate. Il libro dei Privilegi della città, cominciato negli anni a cavallo tra sedicesimo e diciassettesimo secolo, porta, rappresentato nel frontespizio, tale stemma che ancora oggi, per un decreto del 1945, continua a rappresentare il blasone di Enna nella ufficialità araldica del suo ruolo di città”

Dalla Storia al Mito

"Lo Stemma illustrissimo della città di Enna"
secondo la descrizione di Padre Giovanni dei Cappuccini

In eterno coronata triunfat.

Si coronata mentre io vedo a primi sguardi lo Stemma di questa inespugnabile Città di Castrogiovanni essere un'aquila con due teste con corona imperiale, e nel suo seno che porta tre Torri, con tre bionde spiche di frumento, che fanno delle sue glorie pomposo trionfo. Altamente sollevano il mio basso penziero a tre riflessioni, e motivi;

Per la prima Torre essere Castrogiovanni Città del Sole,
e del Sale, cioè di luce e di Sapienza.

Nella seconda Torre , essere Castrogiovanni,
Città di Pace, e di Abbondanza.

E nella terza Torre Castrogiovanni essere Madre,
e legislatice della Trinacria.


Quelle tre bionde spiche, oh' mia diletta Città Inespugnabile di Castrogiovanni, delle glorie tue glorioso Stemma sopra tre alte Torri, altamente sollevano il mio intelletto, e grandemente riempiscono il mio penziero, di gioia, e di allegrezza, e perciò lasciatemi, Signori, prima di ogni altro, e prima che vi discorra, sfogare l'allegrezza, che sta racchiusa nel mio cuore, che non posso con importuno silenzio, o raffreddarla, o reprimerla.
Giacchè, ella Signora, e madre del riso, e del festino la balia, tiene ogni petto in tripudio, ed ogni cuore in giubilo: la più cara nell'appetito, fa brillare le viscere con giuliva passione.
Quando nel cuore umano spunta l'oriente del contento, oh tutto il Microcosmo de' suoi splendori si vede di ripente illuminato. Tira l'arco di pace nella giglia, incalma la fronte, purifica lo sguardo, raddolcisce con il suo miele la bocca, aviva il sangue, e dentro l'amoroso bulicame, fervono, saltano, danzano vivacemente gli spiriti; tanto può l'allegrezza terrena, O Signori, e tanto farà oggi la nostra Città del Sole, e del sale, cioè di Luce e di Sapienza.
Or si come la maggior lode, che diede Christo Signor nostro alli dottori di Santa Chiesa, è il nome di Sole e di Sale. Vos estis lux mundi, vos estis sal terrae. Sole, che fa la generazione delle Virtù, Sale che preserva dalla corruzione dei vizi. Sole che produce il nostro alimento spirituale. Sale che lo condisce. Sole che scalda con l'amore del premio; Sale che rode col timore della pena; Sole per la vita contemplativa; Sale per l'attiva; Sole simbolo di santità; Sale simbolo di sapienza. Dunque ben si potrà appropiare, e dire che la Città di Castrogiovanni sia Città del Sole, e di Sale, e città illustre di luce, ed è città di Sapienza.  


ARALDICA

Lo  Stemma della città di Enna
A cura di Carmelo  Gennuso  e Grace Buttita



Descrizione dello stemma

Campo: d’azzurro, al castello dorato e finestrato del campo,
di tre torri al centro,
caricato di tre spighe, d’oro.

Blasonatura
Giusti e leali, di buona reputazione;


signori di vassalli e piazze d’armi .

Ricchi, costanti e geniali,

Pieni di virtù, con celesti aspirazioni (perfezionisti)

L’ornamento è composto da un’aquila bicipite  coronata d’oro.

(Stemma a lato riprodotto in "IL Blasone in Sicilia" di V.Palizzolo Gravina)




Origini del simbolo dell’aquila bicipite

Sembra che, nella storia della Casa di Svevia, l'immagine dell'aquila abbia assunto per la prima volta carattere araldico ben definito con Enrico VI, padre di Federico II, che ne fissò il colore nero su fondo oro. Questo diventerà lo stemma della Casa reale di Svevia e del Sacro Romano Impero.


Codice Chigi: Nozze di Enrico VI con Costanza d'Altavilla. Stemma d'oro, con l'aquila spiegata di nero


Federico II introdusse successivamente un altro scudo con l’aquila nera su sfondo d’argento come variante specifica simbolo dello Stato siciliano.


Dalla Cronica del Villani (manoscritto Chigi, Biblioteca Vaticana, Roma):
Matrimonio di Federico con Jolanda di Brienne.
Al seguito un cavaliere mostra lo scudo d'oro all'aquila spiegata di nero.

La questione relativa all'uso del simbolo dell'aquila bicipite (con due teste) da parte di Federico II, come nello stemma della nostra città,  una questione ancora dibattuta tra gli araldisti. Varie fonti contemporanee comunque attribuiscono all’imperatore Federico II l'adozione di tale stemma. Sono state ritrovate delle monete d'oro, più precisamente tarì siciliani coniati nel 1202-1203 sulle quali si trova inequivocabilmente incisa un'aquila bicipite. Al tempo del conio Federico aveva otto anni,  e quindi l'idea dell'aquila bicipite è da fare risalire alla madre Costanza che, per esprimere l'immagine della regalità, potrebbe avere attinto ad un simbolo probabilmente assai diffuso in Sicilia già da tempo. L'aquila bicefala sembra essere infatti un simbolo di derivazione bizantina, introdotto nell'isola causa il legame che la  Sicilia ebbe con l'impero di Costantinopoli fin da prima delle dominazioni araba e normanna. Perciò la sua provenienza sarebbe di richiamo ad un simbolo di estrazione orientale anziché germanica.


Pare comunque accertato che Federico II portasse un altro stemma: d'argento, all'aquila spiegata e coronata di nero, che viene ritenuto segno distintivo della Casa Sveva di Sicilia. Lo stemma si trova inciso, con i colori indicati nella blasonatura appena descritta (ma con l'aquila non coronata), sul pomo dell'impugnatura della spada usata da Federico per l'incoronazione a imperatore, avvenuta a Roma il 22 novembre 1220.





.

Il fodero reca invece uno stemma di forma quadrata d'oro, all'aquila spiegata di nero



Riassumendo pare che Federico II facesse parimenti uso di alcuni stemmi, tutti caratterizzati dall'immagine dell'aquila. Un'aquila nera su fondo oro, avente un'origine araldica svevo-germanica (ma che con tutta probabilità si richiamava alla tradizione romana), può farsi risalire all'imperatore Enrico VI.
Un'aquila monocefala nera su fondo argento svevosiciliana che, usata forse in origine come variante della precedente, sembra essere passata a designare la Casa reale sveva di Sicilia, e quindi i successori di Federico che regnarono su questo Stato.
Infine, un'aquila bicipite nera su fondo oro ("Scutum aureum, aquila biceps nigra ...") che sarebbe da far risalire ai genitori di Federico, ma che, più verosimilmente, ebbe origine bizantina. Tale insegna venne innalzata dal monarca siciliano come simbolo della regalità imperiale, ovvero come stemma personale ("Scutum Imperatoris Romae") idoneo ad identificarne il rango di Sacro romano imperatore, quasi certamente in modo promiscuo con l'aquila monocefala.



Problemi ancora aperti
di Federico Emma

Le problematiche legate allo Stemma di Enna sono complesse e di difficile soluzione, sopratutto in riferimento alle due questioni principali: il simbolo dell'aquila bicipite e l'epoca di attribuzione dello stemma:

Lo stemma di Enna risale a Federico II ?

L'aquila bicipite dello stemma di Enna è veramete di origine Federiciana ?



  • L'attribuzione dello stemma all'epoca di  Federico II, è data per scontata dagli studiosi locali e dalla tradizione, ma in effetti non esistono ad oggi prove documentarie che raffigurino lo stemma prima del '500.


  • L'aquila bicipite era un simbolo già conosciuto prima di Federico, e Federico II non lo assunse mai come simbolo personale ufficiale. L'aquila bicipite rappresenterebbe l'unione dell'Impero di Oriente e d'Occidente, o dell'Impero d'occidente e del Regno di Gerusalemme, di cui Federico si considerava erede.

  • Se lo stemma di Enna con l'aquila bicipite risalisse veramente a Federico II, sarebbe il primo in Europa e rappresenterebbe un primato molto importante per la nostra città.

  • Nel qual caso ci piace immaginare l'aquila bicipite raffigurare  l'aquila del Regno di Sicilia, presente in tanti stemmi delle città demaniali siciliane, associata all'aquila imperiale di Federico Imperatore,

   ciò rappresenterebbe un rapporto unico ed esclusivo tra Enna ed il suo Imperatore.
 



Stemma della Città di Enna, situato sulla cappella della Madonna della Visitazione


Bibliografia

  • "Storia di Castrogiovanni" di Padre Giovanni dei Cappuccini, nella stampa curata dal Prof. Bonarrigo.

  • "Storia di Enna", di Paolo Vetri.

  • "Il Blasone di Sicilia" di V. Palizzolo Gravina.

  • Articolo pubblicato sulla "Sicilia" del 14 settembre 2010 da  Rocco Lombardo  

  • "Enna, città al centro" di Carmelo Severino.
  • "Historia Hennensis" di vincenzo Littara, tradotto da Valentina Vigiano.
  • I contributi araldici di Carmelo Gennuso e Grace Buttitta
  • Il sito specialistico federiciano  www.stupormundi.it , curato da Gianantonio Tassinari e Guido Iamele.
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