Crucis - Il Campanile Enna

Vai ai contenuti

Crucis

A letteratura du Campanaru > I gialli del Campanile, di M.Arigano

CRUCIS
di Michele Arigano

L’ Ispettore  Giovanni Ragona percorreva la stretta via con l’aria assorta, come se le antiche pietre, che formavano le mura delle abitazioni, assorbissero tutti i suoi pensieri. L’uomo amava camminare per quei vicoli che magicamente conservavano il passato, raccontando ai passanti la propria storia. Tuttavia quel giorno l’Ispettore transitava in quella via non per ammirare gli archi o i disegni che formavano le pietre in rilievo, bensì si stava recando in un luogo ove era avvenuto un delitto. Poco prima di pranzo una chiamata al suo cellulare lo avvertiva del ritrovamento di un cadavere all’interno di un luogo sacro, un agente aveva riferito all’Ispettore che il cadavere di un uomo era stato ritrovato in  ginocchio, poggiato su una panca, all’interno del Duomo di Enna. In apparenza sull’uomo non erano visibili ferite o contusioni da colpo contundente, eppure, affermava il poliziotto, più persone erano convinte che si trattasse di un omicidio.

Ragona iniziò a pensare ai dati anagrafici del cadavere riferitegli in maniera concisa. Era un uomo di trentacinque anni, di corporatura snella ma forte, lavorava in una libreria a pochi passi dal Duomo, sposato da quindici anni e padredi tre figli, due dei quali erano gemelli. In apparenza faceva una vita monotona ma sicuramente piacevole, per qualche secondo Ragona lo invidiò, poi si rammentò che l’uomo era morto.Una folla di curiosi si accalcava all’entrata della chiesa, l’agente che aveva telefonato all’ ispettore si sbracciò per richiamare l’attenzione di Ragona. «Agente Bonsignore» disse con tono burbero l’Ispettore «perchè tutta questa gente qui intorno?» «Mi dispiace ispettore ma le notizie qui volano, sarà meglio entrare, credo che stiano per arrivare altri curiosi». All’interno del duomo si respirava un’ aria sovrannaturale, la navata centrale ed il transetto dai soffitti lignei mozzarono il fiato all’Ispettore che non finiva mai di stupirsi della magnificenza di quel luogo. Tuttavia a pochi metri da lui si presentava una scena che stonava con la forte sacralità del luogo. Lucio Spalletta era riverso su una panca in attesa del medico legale. La moglie ed il parroco del Duomo stavano in disparte, sorreggendosi a vicenda, vicino ad alcuni agenti. «Chi ha trovato il corpo?» chiese, senza presentarsi, Ragona. «Io!» rispose con tono fiero il prete. «Era in ginocchio da alcune ore, lo sguardo rivolto verso il crocifisso». L’Ispettore osservò il crocifisso con la statua del Cristo di cera a grandezza naturale, meravigliandosi dei perfetti lineamenti che riportava. «E’ stato proprio il signor Spalletta a regalare il crocifisso alla chiesa, due anni fa» spiegò il parroco. «Mio marito è stato ucciso!» urlò la signora Spalletta. «Non possiamo dirlo con certezza» rispose Ragona cercando le parole più adatte per quella occasione. «Vede, suo marito non riporta nessuna ferita e…» «E’ stato avvelenato!» interruppe la frase una donna dall’aria distrutta. Ragona lanciò una occhiata di rimprovero all’agente posto dinanzi la porta. «Chi ha fatto entrare questa donna?» urlò la signora Spalletta. «Sei stata tu ad avvelenare tuo marito!» additò la donna. Quella donna era la moglie di Giulio, il migliore amico di suo marito.
«Credevi che noi due avessimo una relazione» continuò. «Signore, vi prego» intervenne Ragona. «Non è questo il luogo e il momento adatto per queste scenate».
L’Ispettore cercava man forte dal parroco, ma questi pareva pensieroso. «Monsignore, cosa mi può dire del signor Spalletta?» «Era un uomo di chiesa, era diventato più devoto da quando il suo migliore amico era sparito in maniera misteriosa due anni fa» rispose il sacerdote. «Oh sì!» intervenne la donna. «Ho qui una foto che li ritrae insieme durante la via crucis del mercoledì Santo; Giulio, l’amico di mio marito, ogni anno impersonava il Signore Gesù». La signora consegnò la foto all’ispettore.Si notava Spalletta abbracciato ad un uomo che sembrava aver posato per l’immagine della Sacra Sindone; eppure qualcosa in quel volto così simile al Signore fece rabbrividire l’ispettore. «In che modo è sparito il signor Giulio?» domandò inaspettatamente Ragona. «Beh…Giulio scomparve durante una battuta di caccia» rispose la signora Spalletta. «Mio marito era un bravo cacciatore, ma amava strafare» ribattè la vedova di Giulio. La confusione che si era creata in quella storia, pareva invece dipanarsi nella mente dell’ispettore. Spalletta era stato ucciso da un potente veleno, non si spiegava altrimenti la posizione del corpo, ma chi aveva preparato la pozione di  morte ?  «Monsignore,» disse Ragona «forse è arrivato il momento che lei ci dica la verità su questo triste evento». Il silenzio che anticipò le parole del sacerdote sembrava giungere dall’oltre tomba. «In realtà» iniziò il prete « due anni fa il signor Spalletta, subito dopo la scomparsa di Giulio durante la battuta di caccia, mi affidò un diario. Mi chiese di custodirlo ma di leggerlo solo nel momento che io ritenevo più giusto. Pochi giorni fa lo volle indietro, ma solo per un breve lasso di tempo, il tempo, mi disse di aggiungervi alcune cose. Quando me lo restituì io lo presi così, senza neanche farci caso, e lo riposi al suo posto, ma stamani non appena ho trovato il suo corpo, sono andato subito a prenderlo per leggerlo». «Cosa c’è scritto?» esortò Ragona.
«E’ una confessione» disse con tono rauco il parroco. «Svela ogni particolare di quella maledetta battuta di caccia, di come dal fucile di Spalletta sia partito un colpo accidentale che ha colpito, uccidendolo sul colpo, il suo caro amico Giulio. Poi prosegue in modo poco chiaro…accenna di aver portato il corpo dell’amico defunto in alto… vicino all’ amato Dio». «Secondo lei che cosa ha aggiunto in quel diario?» domandò l’ispettore. Il volto del Sacerdote si adombrò. «Che non poteva sostenere più quel fardello, il segreto lo opprimeva ogni giorno di più, aveva deciso di farla finita». Portandosi le mani sul volto il sacerdote concluse «se solo avessi letto prima quel diario». «Non avrebbe potuto fare niente per aiutarlo, Monsignore» lo rassicurò Ragona. «Lucio… il mio amato Lucio si è ucciso?!?» disse tra le lacrime la signora Spalletta. «Ma…mio marito…che fine ha fatto il corpo di mio marito?» domandò ancora confusa la moglie di Giulio. «Signora, suo marito è qui con noi » disse l’ispettore osservando la croce in cera. Tutti si girarono sconcertati verso il crocifisso che dominava, in tutta la sua grandezza, il sacro altare. «Il signor Spalletta è stato di parola» proseguì Ragona «gli ha dato un luogo vicino al Signore.»              
                         Fine                             

Torna ai contenuti