FAIMARATHON 2016 - Il Campanile Enna

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FAIMARATHON 2016

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Post pubblicato il 21/10/2016,
testi: Rossella Nicoletti - scheda tecnica agrottati di via Santa Agrippina, Angela Montalto - Ennapress, notizie del 19/10/2016.
Foto di F.Emma, Ninni Longi, Michele Pirrera

FAIMARATHON 2016
Domenica 16 ottobre


Via Santa Agrippina:
a spasso nel ghetto ebraico
dal Monastero delle Reepentite
agli antichi agrottati




La Delegazione FAI di Enna, in occasione della FAIMARATHON 2016, domenica 16 ottobre, ha proposto una rilettura della storia della città con la visita di un antico quartiere.
Il percorso dal sito ove sorgeva il monastero delle Reepentite, è proseguito nell'antico ghetto ebraico, costeggiando il parapetto di pietra di epoca medievale, e si è concluso con la visita agli antichi aggrottati, recentemente restaurati e ricchi di segni che lasciano ipotizzare un uso millenario degli ambienti. Sebbene risulti arduo, date le diverse trasformazioni subite nel tempo, risalire oggi alle origini e datare la prima escavazione delle grotte, è tuttavia ancora possibile individuarne tracce riferibili ai diversi usi cui vennero adibite e distinguere le fasi di epoca classica nelle quali le stesse vennero destinate ad area funeraria da quelle, relativamente più recenti, in cui furono profondamente trasformate a seguito dell'aggiunta di mangiatoie e piani di lavoro per divenire ambienti di lavorazione (di macellazione?)e/o stalle.
Si tratta dunque di un raro caso in cui, in ambito urbano, dall'oblio riemerge una preziosa testimonianza di una tradizione antica quanto le origini di Enna: il trogloditismo, l'escavazione e l'uso della grotta ai fini diversi e per un arco di tempo millenario.
Il recupero, quasi casuale, di questo piccolo angolo di memoria ha consentito ai visitataori di rileggere la storia della città e di ricostruirne alcune importanti fasi fornendo fondamentali tasselli di alto valore archeologico ed etnoantropologico.
La consapevolezza di quanto ancora può essere salvato e recuperato sollecita, con urgenza, la medesima attenzione nei confronti delle diverse testimonianze di architettura rupestre ancora superstiti all'interno del nostro tessuto urbano.
Nutriti gruppi di visitatori guidati dai volontari del Fondo Ambiente Italiano, domenica 16 ottobre, in una splendida giornata dal cielo terso, si sono mossi percorrendo il lungo budello della Via Santa Agrippina, dove le macchine passano appena, che attraversa quello che un tempo era il ghetto ebraico. L’interessante viaggio alla scoperta della storia della città proposto dalla delegazione di Enna in occasione della quinta edizione della “Faimarathon” è cominciata da via Reepentite dove sorgeva l’omonimo Monastero di cui non resta traccia se non la via, continuando per il quartiere delle sorgenti d’acqua dove vi era appunto il ghetto ebraico fino a giungere all’incantevole aggrottato di Sant’Agrippina. Una zona di necropoli romana o tardoromana con sepolture realizzate nelle pareti e forse sul pavimento adibite poi in stalle. Un luogo dall’atmosfera magica che restituisce ai visitatori un interessante panorama.

“Abbiamo scelto di proporre ai visitatori un inusitato percorso, questa giornata è un modo anche per fare conoscere ai cittadini la loro città”, ha detto Nietta Bruno delegata del Fondo ambiente italiano per Enna che ha accolto con il suo incantevole sorriso i tanti curiosi che si sono presentati al banchetto in piazza VI Dicembre.

Adulti, ragazzi e anche un gruppo di bimbi – gli alunni della IV A e B della scuola elementare Santa Chiara, la “classe amica del Fai” accompagnati dalle maestre Maria Carmela Pitta e Licia Renna.



Tra i visitatori, un centinaio di persone divisi in gruppi, dalle 9 alle 13, anche delle coppie da Palermo e Catania: “Venire a Enna e nell’ennese – ha commentato una di loro a fine visita – è stata una scelta e abbiamo fatto bene”.



Accompagnatrice d’eccellenza negli antichi aggrottati di via Sant’Agrippina, Rossella Nicoletti, l’archeologa coinvolta nei recenti lavori, condotti dal Genio Civile di concerto con la Soprintendenza di Enna, nelle pendici dove grazie all’asportazione di terra è ritornato visibile un interessante insediamento rupestre. Il luogo di elevato valore archeologico ed etnoantropologico è sottoposta a vincolo archeologico per la presenza nel sito dei resti della cinta muraria della città antica ma fino a poco tempo fa questo vincolo non è stato sufficiente per placare l’incuria dell’uomo. “È importante riconoscere le tracce di questa necropoli perché la topografia dell’antica enna è ancora tutta da scoprire”.



Gli aggrottati erano visitabili solo in occasione della FAIMARATHON perché di proprietà privata, “Al Fai – chiosa la Bruno – si aprono anche le porte che non ci sono! Grazie a tutti i proprietari!”.

(Estratto da un articolo di Angela Montalto,
ENNAPRESS, 19/10/2016)



Gli Aggottati
di Via Santa Agrippina

di Rossella Nicoletti


Il recente intervento di consolidamento e messa in sicurezza del costone roccioso compreso tra la Via S. Agrippina e la Via Canalicchio, elaborato dall'Ufficio del Genio Civile di Enna a seguito di un'emergenza provocata da un dissesto idrogeologico, ha ridestato l'interesse nei confronti di un'area dimenticata a causa dell'incuria e dell'abbandono. Cumuli di rifiuti e un'abbondante, quanto incontrollata, vegetazione hanno a lungo reso quasi invisibili gli ambienti rupestri che si aprono sul costone roccioso.
Invero, si tratta di uno dei pochi lacerti di parete rocciosa occupata da aggrottati ancora superstite tra le palazzine e gli edifici che nel corso dei decenni hanno progressivamente sottratto alla vista, inglobandolo o distruggendolo del tutto, un patrimonio inestimabile: sono alcuni dei pochi segni della nostra memoria, la testimonianza di un "vivere in grotta "che ad Enna affonda le sue radici nella preistoria e che ha avuto una straordinaria continuità di vita fino ai nostri giorni.

Le grotte di S. Agrippina devono la loro sopravvivenza ad un Vincolo Archeologico che in realtà le ignorava: il vincolo, ai sensi del D.A. n. 282 del 22.02.1989, intitolato “vincolo Cinta muraria Pisciotto”, era destinato infatti ad un piccolo tratto di mura in opera pseudo-isodoma ricadente nell'area e interpretato come tratto di mura di fortificazione di età greca.
La presenza di questo vincolo ha di fatto impedito l'edificazione nei terreni immediatamente antistanti il muro, salvando quindi anche gli aggrottati dalla sorte che ha, invece, subito la stragrande maggioranza dei costoni rocciosi di Enna, da secoli costellati da ambienti rupestri oggi ormai resi invisibili o distrutti.

Ed è grazie a questo Vincolo Archeologico che, in occasione dei lavori ad opera del Genio Civile, l'intervento della Soprintendenza Bb.CC.AA. di Enna ha garantito che si mettessero in atto alcune operazioni di salvaguardia delle grotte. La collaborazione tra i due Enti ha dato vita ad un raro caso di sinergia virtuosa grazie alla quale i previsti lavori di consolidamento sono stati affiancati da operazioni non previste, ma dettate dal buonsenso, di recupero di quanto abbandonato e sepolto dai rifiuti ormai da decenni.


La messa in sicurezza del costone è stata infatti accompagnata dalla pulizia dei terreni antistanti lo stesso, sepolti non solo dalla vegetazione spontanea ma anche da uno spesso strato di spazzatura risalente agli ultimi 30/40 anni, e degli ambienti rupestri, di proprietà privata, ormai da tempo ingombri di materiali accatastati.
Grazie a questa azione è stato possibile riportare alla luce un angolo di grande valore archeologico ed etnoantropologico sulla cui conservazione e valorizzazione non si dovrebbero ammettere, oggi, ulteriori indugi.


Le operazioni messe in atto hanno consentito di elaborare alcune valutazioni.
Gli ambienti rupestri furono scavati, in epoca imprecisata, su due livelli nella parete di roccia compresa tra la Via S. Agrippina e la Via Canalicchio: un livello inferiore, accessibile da un ingresso presso la Via S. Giovannello (diramazione della Via Canalicchio), su cui se ne aprono tre; uno superiore, accessibile dalla Via S. Agrippina, su cui se ne aprono due. Un quarto ambiente si sviluppava ad un livello intermedio, e la sua originaria copertura oggi sembrerebbe in buona parte crollata.
L'accesso agli ambienti rupestri del livello superiore del costone era, ed è tuttora, garantito dalla presenza di un sentiero protetto da un corrimano realizzato in pietra e per un lungo tratto in buono stato di conservazione, che doveva servire anche a collegare il terrazzo superiore a quello inferiore. Il muretto si manteneva in buono stato a partire dal cancelletto d'ingresso all'area fino alla soglia del primo ambiente rupestre.
Nel tratto più a sud, invece, erano residuali solo alcuni piccoli tratti che sono stati, sempre nel corso di questo intervento, restaurati; del tutto priva di parapetto è la parte terminale e più bassa del sentiero su cui la scarnificazione del piano roccioso ha rivelato la presenza di alcuni gradini ricavati dalla roccia stessa al fine di agevolare il percorso che, a questo punto, si faceva particolarmente scosceso.
Il secondo ingresso all'area si trova al livello del terrazzo inferiore, ed è costituito anche in questo caso, da un cancello in ferro che, dalle scalette di Via S. Giovannello, consente un accesso a terreni di proprietà privata. Tali terreni risultano oggi delimitati da un muro di contenimento in pietra costituito da blocchetti squadrati e legati in parte tramite uso di malta cementizia.
Imponente e degno di attenzione è anche il grande muro che fa da parapetto alla Via S. Agrippina: edificato direttamente sulla parete rocciosa sulla quale si aprono le grotte, esso risulta costituito dalla messa in posa, sullo zoccolo di roccia, di blocchi pseudoisodomi di grandi dimensioni.
Ma certamente le sorprese più grandi le ha riservate, nel corso delle operazioni, la pulizia degli interni degli ambienti rupestri. Qui, la semplice asportazione del materiale accatastato negli ultimi decenni, costituito principalmente da tavole di legno e ferro vecchio, ha rivelato la presenza di numerosi e notevoli segni che lasciano ipotizzare un uso degli ambienti millenario.
Fanno parte della Delegazione FAI di Enna
i gruppi di Nicosia e Calascibetta.

Anche a Nicosia,  domenica 16, è stato possibile partecipare alla FaiMarathon con la visita del sito rupestre scavato nella roccia del Castello  che si trova  lungo tutta la via Nisi.
Tutto ciò è stato reso possibile  grazie alla condivisione dell’iniziativa da parte del Sindaco Bonelli, dell’intera giunta  ed al   massiccio lavoro del Consorzio di Bonifica di Enna con il quale il Comune ha stipulato apposita convenzione  per  curare  la pulizia del sito.


A Calascibetta, la FAIMARATHON ha previsto una passeggiata tra i vivoli alla ricerca delle memorie arabe, normanne, aragonesi. La visita si è conclusa alla Chiesa Maria SS. dell'Itria.


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