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3) La Vergine porge il Bambino a Santa Francesca Romana ( olio su tela di m 2,20 x 1,80 circa) Il quadro, da attribuire a ignoto pittore siciliano del Settecento, rappresenta La Vergine che porge il Bambino a Santa Francesca Romana. Accanto alla Vergine San Giuseppe, che tiene in mano il bastone fiorito attribuitogli dalla tradizione. In alto sono rappresentate teste di cherubini e ai piedi della Madonna, un grande angelo tiene una corona di rose e gigli. Nell’angolo in alto a destra è raffigurato un episodio della vita della Santa: nel 1432 la Santa viene condotta in spirito dal Profeta Eliseo in una spaziosa pianura nel mezzo della quale si erge un grande albero ai piedi del quale scaturisce una sorgente in cui la santa viene immersa e purificata e così riesce a contemplare sull'albero i Misteri trinitari accanto ai quali Maria Vergine con il Bambino. In basso a destra è raffigurato un teschio, poggiato su un libro, che fa riferimento ad un altro episodio della vita della Santa che durante la sua vita bevve da un teschio per contrastare le visoni del demonio. La venerazione della santa, di origini romane, a Enna era poco sentita, la presenza del quadro che la raffigura dipende dal fatto che era una santa benedettina. | |||
TRADIZIONI San Michele, dal momento che era preposto a giudicare le anime, era popolarmente invocato nell’ora del trapasso affinché propiziasse la clemenza divina, per cui era diffusa una implorazione a lui rivolta che così recita: O San Micheli Arcangilu splinnenti Vui siti ’u veru angilu di Diu Sutta li pedi tiniti un sirpenti La spata ‘n-manu vi l’ha datu Diu. Tiniti sti valanzi giustamenti: Pisati st’arma mia e dàtila a Diu.(14) | |||
In ambito profano, in un canto popolare così una donna si rivolge al proprio innamorato, paragonandolo per fascino, prestanza e bellezza a San Michele: Giuvini, mi pariti un San Micheli: Vi taliassi sempri cu disìu; Aviti l’occhi dui stiddi sireni, Beddu lu pirsunaggiu, amuri miu. Di la vucca vi spanni latti e meli E cu parra cu vui ci senti briu. E’ l’occhiu di la genti ca mi teni Si non ti vegnu appressu, amuri miu.(15) | |||
La festa di San Michele Arcangelo si celebra il 29 settembre ed è molto sentita a Caltanissetta perché è uno dei suoi santi patroni. L’Arcangelo è rappresentato con la bilancia perché ha il compito quando muore qualcuno di valutarne virtù e peccati al fine di destinarlo al Paradiso, all’Inferno o al Purgatorio. | |||
Il monastero Il monastero, posto sotto la regola benedettina, secondo Rocco Pirri sorse verso il 1598 nella case del Barone di Capodarso appartenente alla nobile famiglia dei Leto.(16) Ettore Liborio Falautano nella sua monografia del 1909 afferma che ai suoi tempi esso “è adattato per orfanotrofio femminile”.(17) Chiuso l’orfanotrofio, lo stabile ha avuto diverse destinazioni finché è diventato la sede della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali quando questa fu istituita a Enna, cioè sul finire degli anni ’80 del Novecento. |