Le dee sono tornate - Il Campanile Enna

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Le dee sono tornate

A letteratura du Campanaru




Il ratto di Proserpina




LE DEE SON TORNATE




Le Dee son tornate.

Per duemila anni nel ventre della terra dormirono .

Poi il sacrilego spezzò il patto.

Ma lui e la sua vanga non erano che strumenti,

perchè le Dee dal ventre della terra,

tornassero nel cuore degli uomini.





Demetra dalle belle chiome, dea, veneranda,
io comincio a cantare,
e con lei la figlia dalle belle caviglie, che Aidoneo rapì;
lo concedeva Zeus dal tuono profondo, che vede lontano,
eludendo Demetra dalla spada d'oro,
dea delle splendide messi mentre giocava con le fanciulle
dal florido seno, figlie di Oceano, e coglieva fiori: rose, croco, e le belle viole, sul tenero prato;
e le iridi e il giacinto;
e il narciso, che aveva generato, insidia per la fanciulla dal roseo volto,  
la Terra, per volere di Zeus compiacendo il dio che molti uomini accoglie.      
           

(da Inno a Demetra di Omero)



Le Dee sono tornate, Demetra e Kore.

Il ventre della terra da voi fatto fecondo.

Il cuore degli uomini con leggi da voi fatto sapiente.

Per Voi quello che siamo, il meglio che siamo.



Mirabile fiore raggiante, spettacolo prodigioso, quel giorno per   tutti:
dalla sua radice erano sbocciati cento fiori
e all'effluvio fragrante tutto l'ampio cielo, in alto,
e tutta la terra sorrideva, e i salsi flutti del mare.
Attonita, ella protese le due mani insieme
per cogliere il bel giocattolo: ma si aprì la terra dalle ampie strade
nella pianura di Nisa, e ne sorse il dio che molti uomini accoglie,
il figlio di Crono, che ha molti nomi, con i cavalli immortali.
E afferrata la dea, sul suo carro d'oro, riluttante, in lacrime, la trascinava via;
ed ella gettava alte grida invocando il padre Cronide, eccelso e possente.

(da Inno a Demetra di Omero)





Gli acroliti di Morgantina



Le Dee sono tornate.

Dopo 30 anni sono tornate a casa.

Sono rientrate dagli Stati Uniti in Sicilia, al Museo Archeologico di Aidone, le  dee dagli occhi a mandorla e dalle labbra carnose Demetra e Kore, i reperti archeologici del V secolo a.C.  Queste due dee, Demetra e Kore sembrano essere  gli esemplari più antichi finora conosciuti di statue eseguite nella tecnica acrolitica; cioè con le estremità (teste, mani e piedi) in marmo, mentre il corpo, in terracotta o legno, era rivestito di abiti in stoffa.

Il mito che racconta di Demetra (Cerere) figlia di Saturno, moglie di Sicano, madre di Proserpina (Kore), non è altro che la personificazione del processo della civiltà: la scoperta del frumento, la coltivazione dei campi, l’assimilazione dei cicli della natura come leggi che regolano l’esistenza dell’uomo.

Paolo Vetri, nella sua “Storia di Enna”, fa riferimento agli antichi storici rilevando, come già nell’antichità, si affermasse che il culto di Demetra e di Kore di Enna fosse il più antico, e di come da Enna si fosse diffuso in tutto il mondo. Cerere sposa Sicanio (padre Giovanni cappuccino ci regala questa allegoria nel disegno sotto) ed avvia la civiltà rendendo tributaria la terra spargendovi il grano. Il mito di Kore non è altro che la realtà del chicco di grano che muore nel seno della terra per dare più frutto.

Nel mito tutto il processo della civilizzazione: la scoperta del grano, la capacità dell’uomo di coltivare la terra, la proclamazione delle leggi che regolano l’umano consorzio.

Ed infatti  Cerere viene detta anche Tesmofora, ossia legifera.

Paolo Vetri riassume: ”La Sicilia fu la prima sede di Cerere, ed Enna, per sua culla e soggiorno, ne rimase per santuario il più celebre, il più antico ed il più venerato, anco dai Greci, che più tardi accolsero questa Cerere. Mi credo autorizzato a dedurre che gli albori dell’incivilimento si appalesassero su Enna, che in Enna si svolsero e progredirono, e che da Enna irradiati per tutta la Sicilia, passarono nell’Attica (Grecia)”.




Il re Sicanio e Cerere sua sposa, in un disegno di padre Giovanni cappuccino




Enna culla della civiltà?

Liberi di crederci o no,  ma sicuramente Cicerone che conosce direttamente gli ennesi durante la causa contro Verre, li descrive:”Non cives sed omnes sacerdotes” “Non cittadini, ma tutti sacerdoti” per atteggiamento, portamento, stile.

Vigevano i sani principi del giusto e dell’onesto, le leggi prescrivevano l’offerta ai  numi delle primizie della terra, comandano la pietà verso i genitori, regolano il modo di distinguere le proprietà e raccogliere i frutti della terra, la giustizia contro la violenza e l’ingiuria.

Queste leggi venivano fatte pronunciare da Cerere sul monte Enna, svelandoci un popolo agricolo, sobrio virtuoso, tutto un sistema di vera morale e di civile sapienza.

La storia di Enna e dei suoi cittadini ne è testimonianza:

“ Placate l’ira degli Dei, ma risparmiate il sangue dei vostri simili, ed offrite loro i frutti della terra” Alla religione bruta successe quella della ragione  e della sensibilità; ed ecco sull’ are bagnate dal sangue umano  collocata la fiaccola, simbolo dello splendore del vero; ed ecco perché nelle medaglie ennee quella fiaccola accesa da Cerere per ritrovare sua figlia, si trova infissa al suolo per dire alle genti:

“ Dall’Enna s’irradiò la civiltà , come dall’Enna si parte la luce del vero”

                                                                                      (Paolo. Vetri, Storia di Enna)


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