Restauro Crocifisso - Il Campanile Enna

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Restauro Crocifisso

I luoghi della memoria > Le Chiese di Enna > san Marco
Post inserito il 30 11 2014, testi Roberta Campo, foto R.Campo / F. Emma

Il restauro 
del Crocifisso 
del Monastero 
di San Marco

Venerdì 10 ottobre 2014 ha avuto luogo lo svelamento del dipinto del Cristo Crocifisso dopo l'operazione di restauro curata da Roberta Campo. L'opera di anonimo del XVII secolo, è posta nella sala del capitolo del Monastero di San Marco le Vergini, a rappresentare il convitato principale con cui le suore carmelitane si dovevano confrontare nel prendere le decisioni riguardanti la vita del monastero.
Questa occasione ha dato a Padre Renato Dall’Acqua l'opportunita di salutare la comunità cittadina prima del trasferimento alla sede di Ragusa: “Tengo a questo appuntamento perché gratifica quanti hanno incoraggiato e sostenuto questa e altre iniziative per la tutela e la valorizzazione dei beni artistici del Monastero, Associazioni, Club Service Comitato Pro Enna e Pro Loco. E' grazie a queste realtà cittadine e ai volontari, con l’appoggio e l’incitamento della nostra Soprintendenza, dell’Ufficio Diocesano di Arte Sacra e Beni culturali Ecclesiastici che si è potuto portare a compimento il progetto di valorizzazione dello scrigno d’arte e storia che è il Monastero di San Marco”. 
Relazione sull’intervento di restauro del dipinto su tela raffigurante 
il SS. Crocifisso, della Chiesa di San Marco le Vergini, Enna
DATI DI RIFERIMENTO

OGGETTO: Dipinto su tela di formato rettangolare verticale
SOGGETTO: SS. Crocifisso
AUTORE: Autore ignoto
EPOCA: Prima metà del XVIII secolo.
COLLOCAZIONE: Chiesa di San Marco le Vergini, Enna
DIMENSIONI: h: 229 cm; l:152 cm
DESCRIZIONE DELL’OPERA E CENNI STORICO ARTISTICI
Il dipinto su tela raffigurante il SS. Crocifisso è custodito presso il Monastero di San Marco le Vergini di Enna. E’collocato in una sala del Capitolo del suddetto monastero, alloggiato all’intero di una nicchia al centro dell’ambiente (Fig. 1). 
Il dipinto raffigura il SS. Crocifisso su uno sfondo celeste pastello. Il Cristo dolente è rappresentato irrorato di sangue e in una posa contorta sulla Croce, secondo una tipica iconografia settecentesca, riscontrata anche in altri dipinti coevi e presenti nel territorio ennese.

INTERVENTO DI RESTAURO
L’intervento di restauro è un momento importante per la conoscenza dell’opera d’arte. Solo durante un intervento di restauro è possibile, infatti, osservare l’opera sia dal punto di vista estetico, storico-artistico, ma soprattutto dal punto di vista dei materiali che la costituiscono e delle tecniche di esecuzione.
Pertanto la prima fase è sempre quella di studio dell’opera d’arte: si provvede alla compilazione della scheda di rilevamento dati, dove vengono inserite tutte le informazioni che descrivono lo stato di conservazione, le tecniche esecutive e i materiali costitutivi, gli interventi precedenti. Tale scheda viene aggiornata puntualmente con il procedere delle operazioni che vengono effettuate sull’opera.
Tutte le informazioni raccolte nelle schede vengono anche elaborate graficamente, con software AutoCAD, realizzando il rilievo dell'opera, la riduzione in scala e la mappatura dei degradi.

Per conoscere a fondo l’opera si ricorre spesso all’ausilio di indagini diagnostiche distruttive e non distruttive. Le indagini diagnostiche distruttive sono quelle che, come dice la parola stessa, prevedono il prelievo di micro campioni. Vengono considerate tali perché, seppur in porzioni microscopiche, prevedono la perdita di materia appartenente all’opera.
Le indagini diagnostiche non distruttive, al contrario, si basano su tecniche che non provocano alcun danno all’opera. Nel nostro caso sono state effettuate le seguenti indagini fotografiche non distruttive: osservazione della superficie a luce visibile, con obiettivi macro, utilizzando i raggi Ultravioletti e Infrarossi. L’osservazione con lenti macro applicate ad una macchina fotografica digitale reflex Nikon D90, sia a luce diffusa che a luce radente, sono state utili per lo studio della crettatura, della stesura pittorica, in particolar modo per mettere in evidenza l’andamento delle pennellate e per misurare, tramite un riferimento metrico, la riduzione della tela.
L’osservazione ai raggi UV della superficie prima del restauro ha messo in evidenza: una debole ma diffusa fluorescenza sulla superficie che testimonia la quasi assenza di vernice originale e l’assenza di ridipinture.
L’osservazione ai raggi Infrarossi non ha messo in evidenza la presenza di un disegno preparatorio(Fig. 2). Conclusa questa fase di documentazione grafica, fotografica e di schedatura sono state avviate le operazioni di restauro. 
foto delle operazioni di restauro durante una visita guidata al Monastero


 
 
Fig. 2 Particolare del volto del Cristo ripreso fotograficamente con luce diffusa, Ultravioletta ed Infrarosso. L’osservazione ai raggi UV della superficie prima del restauro ha messo in evidenza: una debole ma diffusa fluorescenza sulla superficie riconducibile alla vernice originale e l’assenza di ridipinture.
L’osservazione ai raggi Infrarossi non ha messo in evidenza la presenza di un disegno preparatorio.
Il preconsolidamento (Fig. 3) e la velinatura (Fig. 4) sono state le prime operazioni effettuate, mantenendo il dipinto ancorato alla parete della nicchia.
Infatti la presenza di numerosi e diffusi sollevamenti e di difetti di adesione, impedivano la movimentazione, prima della messa in sicurezza di tutte le scaglie deadese e della protezione dell’intera superficie pittorica tramite velinatura. Il preconsolidamento è stato effettuato sui bordi delle lacune, sui sollevamenti e sui difetti di adesione che riguardavano gli strati preparatori, prima della velinatura con due diverse stesure di Plexisol P550, applicate localmente a siringa e a pennello. La velinatura è stata effettuata tramite l’applicazione di colla di coniglio diluita in acqua, con un rapporto pari a 1:10, applicata a pennello, previa sovrapposizione sulla pellicola pittorica di fogli di carta giapponese.
Successivamente il dipinto è stato staccato dalla parete della nicchia e posizionato su un piano da lavoro ed è stato eliminato il tessuto in cotone che era stato unito tramite cuciture lungo i bordi, per proteggere il verso (Fig. 5). A questo punto è stato possibile effettuare la pulitura del verso e asportazione del deposito superficiale incoerente con l’ausilio di pennellesse a setola morbida e aspiratore (Fig. 6).  

Fig. 3. Preconsolidamento


Fig. 4 Velinatura

Fig.5 Particolare del tessuto in cotone che era stato unito al supporto tessile del dipinto tramite cuciture lungo i bordi.

La scelta di non foderare l’intero dipinto è nata dalla valutazione dello stato di conservazione del supporto tessile originale che non presentava tagli e strappi di grandi dimensioni, deformazioni accentuate e il grado di polimerizzazione delle fibre e la loro elasticità non risultavano compromessi. E’ stato selezionato l’adesivo Plextol B500 per l’applicazione delle fasce perimetrali lungo i bordi della tela. Il Plextol B500 presenta delle ottime proprietà adesive, di elasticità, reversibilità ed è molto resistente all’attacco microbico. Essendo abbastanza fluido è stato addensato con fino ad ottenere una pasta densa (Fig. 7). Questa è stata applicata lungo i bordi della tela originale sul verso; subito è stata sovrapposta la tela da rifodero e mantenuta sotto peso fino a completa asciugatura. La sovrapposizione delle tele, quella originale e quella da rifodero, è stata effettuata mantenendo le dimensioni della porzione di tela originale che rigirava sul telaio (Fig. 8). Conclusasi la fase di foderatura dei bordi il dipinto è stato girato e svelinato rimuovendo la carta velina con spugne naturali imbevute di acqua bollente. In seguito alla svelinatura sono stati rimossi con cura tutti i residui di colla sulla superficie a tampone con acqua calda (Fig. 9). 
Fig. 6 Particolare del verso prima della pulitura



Fig. 7 Plextol B500 addensato fino ad ottenere una pasta densa.

Fig. 8 La sovrapposizione delle tele, quella originale e quella da rifodero, è stata effettuata mantenendo le dimensioni della porzione di tela originale che rigirava sul telaio

Fig. 9 Particolare della rimozione della velinatura


Terminata la svelinatura la tela è stata tensionata sul nuovo telaio con sellerine in acciaio Inox battute sul bordo esterno del telaio ad una distanza media di circa 8 cm e con un andamento a “W” in maniera tale da distribuire uniformemente il tensionamento lungo i bordi. La tela da rifodero in eccesso è stata rigirata sul verso del telaio e fissata con la spara-punti. Dopo aver effettuato diverse prove di pulitura (Fig. 10) per scegliere il solvente idoneo alla rimozione delle ridipinture e degli strati di deposito superficiale coerente, si è deciso di procedere nella pulitura per fasi (Fig. 11).
In seguito alle operazioni di pulitura della pellicola pittorica la superficie si presentava molto inaridita; allo scopo di nutrire la superficie e di creare uno strato protettivo necessario a preservare l’integrità dei margini delle lacune durante la fase di stuccatura è stata effettuata una preverniciatura con di vernice Regalrez Gloss e Matt diluita in White Spirit, applicata su tutta la superficie a pennello. Dopo la prima asciugatura è stata applicata una seconda mano della medesima vernice.
Le lacune degli strati preparatori sono state stuccate con stucco a base di Gesso di Bologna e colla di coniglio diluita in acqua in proporzione 1:7. Le stuccature sono state rasate con carte abrasive a fine grammatura e con pelle di daino appena inumidita. 
Fig. 10 Test di pulitura


 
Fig. 11 Tassello di pulitura con Chelante pH 7-8 in forma libera risciacquato con acqua.


Fig. 12 Particolare della stuccatura del ginocchio.




Fig. 13 Prima fase del tratteggio verticale: realizzazione delle linee.


La reintegrazione pittorica è stata realizzata in corrispondenza delle stuccature con colori ad acquerello Winsor&Newton per il restauro.
Le stuccature di medie e piccole dimensioni sono state reintegrate a tono, mentre le stuccature di grandi dimensioni sono state integrate con la tecnica del tratteggio verticale per renderle riconoscibili (Fig. 12-13-14-15). L’equilibratura cromatica è stata eseguita con colori a vernice per restauro Gamblin, realizzando velature leggere di colore al fine di attenuare l’interferenza cromatica di alcune zone troppo scure poiché abrase.
A conclusione dell’equilibratura cromatica, la verniciatura finale è stata effettuata con vernice Regalrez vaporizzata tramite erogatore spray creando un film protettivo omogeneo e sottile su tutta la superficie.
 Fig. 14 Seconda fase del tratteggio verticale: riempimento del fondo tra le linee.


 
Fig. 15 Fase conclusiva del tratteggio verticale: raggiungimento del tono e equilibratura.




Foto del dipinto prima dell’intervento di restauro



Foto del dipinto dopo la pulitura




Foto del dipinto  dopo l’intervento di restauro





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